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Mental training e abilità mentali dell’atleta: imagery

In questo articolo vi parlerò dell’abilità mentale chiamata imagery. Ti sei perso il mio articolo di introduzione alle abilità mentali? Niente paura, puoi approfondire tramite questo link! (https://bit.ly/2YLK0Yi). 

Torniamo dunque all’imagery. Quando si parla di imagery si intende l’abilità di immaginare; più precisamente, nel mondo sportivo si parla anche di visualizzazioni. Molti atleti di successo usano le visualizzazioni in aiuto alla prestazione sportiva, riconoscendo spesso che le performance migliori si verificano proprio quando l’azione reale coincide con la relativa rappresentazione immaginata.

Avete mai fatto caso agli sciatori quando, prima di andare al cancelletto di partenza, si appoggiano alle racchette e cominciano a fare gesti con le mani? Bene, quello che stanno facendo è immaginarsi la discesa che dovranno effettuare poco dopo, dunque sfruttano l’abilità mentale chiamata appunto imagery. Questo naturalmente è solo uno degli esempi sportivi che si potrebbero fare.

Spesso gli atleti utilizzano la visualizzazione anche in maniera spontanea, per esempio per anticipare, rivedere o correggere la prestazione e prepararsi nel migliore dei modi alla gara. Non a caso ho scritto “spontanea”, perché gli atleti lo fanno senza che qualcuno gli abbia insegnato loro delle procedure particolari. Molto probabilmente scoprirete che anche voi stessi vi ritrovate a fare delle visualizzazioni, solo che magari non sapevate avessero un nome e soprattutto che si possono allenare e gestire in maniera per noi utile! Detto in parole ancora più semplici: ti capita mai mai di farti quei cosiddetti “film mentali”? Se la risposta è sì, di fatto ti è capitato di fare delle visualizzazioni!

A questo punto dovrebbe esservi molto chiaro che cosa sia l’imagery, quindi proviamo ad approfondire le tipologie di visualizzazioni da tenere in considerazione. Gli studiosi spiegano che ci sono sostanzialmente tre tipi di immagini (1):

  • riproduttive, quando evocano un atto già eseguito (ad esempio quando ripetiamo alcuni movimenti per apprendere un gesto tecnico);
  • creative, quando rappresentano un comportamento non ancora effettuato, ovvero mi immagino qualcosa di nuovo che prima non esisteva (ad esempio affronto una gara con avversari diversi, in un contesto diverso, all’interno di una manifestazione diversa e così via);
  • emotive, quando evocano sensazioni collegabili indirettamente con il movimento (ad esempio la rapidità di una saetta, la forza di un elefante, ecc).

Questi tre tipi di immagini si possono assemblare tra di loro, il che significa che non sono necessariamente immagini diverse e a sé stanti. Proviamo a fare un esempio chiaro. Pensiamo ad un nuotatore che si qualifica per la sua prima volta alle Olimpiadi nei 200 metri stile libero; naturalmente ha fatto molte volte quella gara, quindi nella visualizzazione questo tipo di immagine è riproduttiva, però considerando il contesto delle Olimpiadi, con avversari diversi di fronte, emozioni diverse in campo e obiettivi diversi, l’atleta deve immaginare anche qualcosa di nuovo (dunque immagini creative).

A questo punto vi starete chiedendo: come fare delle buone visualizzazioni? Diversi autori (2) hanno individuato alcune specifiche condizioni che facilitano l’allenamento dell’imagery e che dunque rendono possibile un uso efficace delle visualizzazioni. Esse sono:

  1. vividezza delle immagini (le immagini devono essere chiare, precise, dettagliate);
  2. controllabilità delle immagini (saperle controllare consapevolmente, mantenerle stabili e trasformarle);
  3. correttezza delle immagini tecniche (immaginare la corretta esecuzione e anche gli effetti positivi dell’azione);
  4. allenamento sistematico (esattamente come per i muscoli, anche in questo caso ci vuole allenamento);
  5. atteggiamento e aspettative (i risultati migliori si hanno quando si è motivati e si crede in quello che si fa);
  6. esperienza precedente sul compito;
  7. attenzione ricettiva alle immagini (dunque mettersi un una condizione di rilassamento prima di fare le visualizzazioni);
  8. direzione delle immagini.

Ora che abbiamo capito cosa sono e come fare delle buone visualizzazioni, vediamo ora perché farle, ovvero l’utilità dell’imagery. Ci sono almeno sei buoni motivi per conoscere questa abilità mentale e allenarla, ovvero:

  1. apprendimento e perfezionamento abilità motorie e sportive (ad esempio per apprendere un gesto tecnico: dopo aver visto e compreso l’esecuzione corretta lo immagino per poi metterlo in atto);
  2. incremento delle capacità percettive: l’immaginazione aiuta gli atleti a prestare attenzione agli stimoli sensoriali importanti della situazione sportiva, ad escludere le informazioni irrilevanti e, in definitiva, a diventare maggiormente consapevoli di quanto sta accadendo, per rispondere in maniera più adeguata alle circostanze;
  3. elaborazione e ripetizione strategia di gara: si possono visualizzare situazioni competitive, elaborare ed analizzare soluzioni di tipo tattico. Ripetere mentalmente la strategia di gara aiuta a rafforzare e a consolidare in memoria, rendendo le immagini più efficaci e rapidamente disponibili in situazione reale;
  4. controllo delle risposte fisiologiche: con un adeguato allenamento si possono regolare funzioni corporee normalmente involontarie, come il battito cardiaco, la pressione del sangue e la temperatura della pelle. Alcuni di questi servono per modulare lo stato di attivazione prima e poi nel corso della prestazione. Serve inoltre a recuperare le energie e le capacità di prestazione dopo l’affaticamento fisico;
  5. allenamento altre abilità mentali: è utile per allenare altre abilità come la concentrazione, la gestione dello stress, la modulazione attivazione, il goal setting;
  6. recupero degli infortuni: per controllare le situazioni dolorose causate da infortunio, per accelerare tempi di recupero e per mantenere abilità tecnico-motorie fino al momento della ripresa delle attività.

Che dici, ti ho convinto a lavorare sul tuo imagery?

Se vuoi approfondire il tema trattato o avere chiarimenti a riguardo puoi scrivermi o contattarmi, sarà mio interesse risponderti. Nel frattempo buon Mental Training!

Fonti

  1. Van Gyn, Howe, 1991
  2. Chevalier, 1988; Denis, 1985; Hall, Buckolz e Fishburne, 1992; Smith, 1987
  3. Robazza, Bartoli, Gramaccioni – La preparazione mentale nello sport -1994

Foto di StockSnap da Pixabay 

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